Tiziana D'Acchille

La pittura di Claudio Bissattini ha ripercorso nel tempo gli eventi salienti della storia delle avanguardie e postavanguardie attive in special modo nel territorio romano negli ultimi venti anni. Bissattini ha infatti al suo attivo una lunga esperienza artistica che spazia da momenti di pura astrazione, sino a una graduale ripresa della pittura e del disegno, elemento fondante della sua recente ricerca, di cui le opere oggi in mostra rappresentano un importante punto di arrivo. Che artisti come Bissattini riprendano con vigore l'esercizio del disegno e contemporaneamente quello della pittura non deve certamente stupire, anzi la vicenda ben si inserisce all'interno del panorama dell'ultimo decennio che ha visto, a livello nazionale e internazionale, un riemergere dell'interesse per la figurazione in tutte le sue possibili declinazioni nel campo delle arti visive.

I recenti dipinti in mostra compongono una serie incentrata soprattutto sullo studio dettagliato di soggetti floreali immersi all'interno di un verde intenso e brillante e delle sue numerosissime varianti cromatiche. La fissazione meticolosa e attenta per lo studio della vegetazione e dei suoi variegati cromatismi costituisce quindi la nota dominante della mostra, che si caratterizza come un vero e proprio trionfo di verdi, viola, cinabro e azzurri.

I soggetti sono tratti dal reale, anche se la vegetazione ripresa e indagata da Bissattini sembra non appartenere poi molto al mondo delle forme riconoscibili, ma piuttosto emergere da una profondità inesplorata e oscura che conferisce a queste tele un alone di indefinitezza e di spaesamento. Per certi versi sembra di ripercorrere i meandri misteriosi delle vegetazioni tropicali di un Rousseau il Doganiere, semplificate nelle forme ma caratterizzate da un clima di mistero surreale.

Bissattini accoglie la suggestione naif, ma sottolinea al contempo la sua estraneità da quel mondo evidenziando la propria natura di pittore analitico e tutt'altro che ingenuo, lasciando per questo spesso incompiute alcune parti della tessitura grafica sottostante il quadro. Molti dipinti presentano questa curiosa testimonianza del lavoro preparatorio, spesso lasciato a livello di abbozzo, come se la lente cromatica si limitasse ad inquadrare, definendola, una sola porzione del dipinto, lasciando scoperte altre parti di ossatura. Da un simile espediente comprendiamo anche la sua profonda affezione per il lavoro di elaborazione caratterizzato dal disegno, di cui padroneggia le tecniche e il gesto costruttivo, la potenza evocativa di cui comprende la necessaria presenza per la riuscita perfetta delle sue opere.

L'indagine cromatica di Bissattini applicata ai soggetti floreali, infatti, nasce in un momento storico come quello attuale caratterizzato da un deciso ritorno della raffigurazione pop e da un riemergere di alcuni aspetti della pittura figurativa che spesso rivelano negli esiti la mancanza del faticoso percorso formativo che necessariamente passa attraverso la pratica quotidiana del disegno.

Al contrario, le opere di Bissattini combinano l'esperienza del mestiere di pittore con la tentazione di una figurazione assolutamente contemporanea, pertanto svincolata da riferimenti spazio-temporali e proiettata in un mondo ai limiti del virtuale.

Nondimeno, anche l'iconografia delle creazioni in 3D sembra aver contagiato la vis poetica di Bissattini: la profondità conferita alle sue opere sia dal nitore del disegno sia dalla ricerca cromatica talvolta scandita sino all'eccesso raggiungono risultati che sembrano provenire dai perfetti e inaccessibili mondi della Pixar. Il mondo delle immagini virtuali, difatti, sembra racchiudere ogni possibile variazione di tono o di timbro all'interno di un singolo oggetto rappresentato, e questo è certamente dovuto all'esigenza di rappresentare la tridimensionalità e di conferire il massimo volume possibile a immagini bidimensionali. Le immagini virtuali di una fitta vegetazione, ad esempio, sono rese in maniera tale da renderle fruibili da tutte le possibili angolazioni, dato questo che rende le superfici estremamente lavorate da un punto di vista volumetrico. Le immagini così luminose e certamente ai limiti dell'artificiale che Bissattini ci propone evocano scenari lontani dal contesto di realtà, emergenti da sfondi monocromi e spersonalizzati, centrati sul valore assoluto dell'oggetto e delle sue infinite sfumature: è questo il punto che le rende così simili per costruzione a immagini virtuali.

Il risultato raggiunge talvolta livelli che sfiorano lo psichedelico: lo spaesamento e il perdersi dentro una voluttà di verde sembrano essere gli obiettivi prefissati di questa mostra.

In conclusione, il lavoro di Claudio Bissattini riesce nell'intento di guidare il nostro sguardo ormai spesso così stanco, sovrastimolato da troppe immagini, in un territorio di abbagliante nitore, nel quale riscopriamo la vertigine del colore e il piacere del dettaglio sapientemente costruito, con un movimento dall'esterno all'interno e poi in profondità, tra le pieghe e gli anfratti e le sinuosità, le improvvise apparizioni, le salite e la discese, portandoci per mano, come colpiti da un'afasia del vedere. Catturati, insomma, in un universo fantastico dove si incontrano il rigore e l'ebbrezza, nel gioco serissimo di chi sa guardare oltre la siepe, senza alcuna paura.

Tiziana d'Acchille

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